Welcome international readers (there'll certainly be hundreds and thousands of you..) This is a blog about nurses and computers, and about the hard task of teaching us, Italian nurses and nursing students, how to use the net..
So, most of the blog will be in Italian, BUT, other contents as links, videos, etc. could be in English, so.. SYO!
Feed my fishes with your mouse..

sabato 20 marzo 2010

La pipì delle donne

Questo pomeriggio mentre cercavo argomenti contro mia madre per dimostrarle che le donne tengono meno la pipì degli uomini mi sono imbattuta in un post troppo bello di una tipa pubblicato 2 anni fa, quindi ho deciso di "iniziarvelo qui", nel pieno rispetto della proprietà intellettuale e caxxi e mazzi vari. Potrete proseguire la lettura dell'email dell'amica di Lyn85 direttamente su bastardeinside.forumcommunity.net, da cui il pezzo è tratto:

 "Il grande segreto di tutte le donne rispetto ai bagni è che da bambina tua mamma ti portava in bagno, puliva la tavolozza, ne ricopriva il perimetro con la carta igienica e poi ti spiegava: 'MAI, MAI appoggiarsi sul gabinetto' e poi ti mostrava 'la posizione' che consiste nel bilanciarsi sulla tazza facendo come per sedersi ma senza che il corpo venga a contatto con la tavolozza.

'La posizione' è una delle prime lezioni di vita di una bambina, importantissima e necessaria, deve accompagnarci per il resto della vita. Ma, ancora oggi, da adulta, 'la posizione' è terribilmete difficile da mantenere quando hai la vescica che sta per esplodere.

Quando 'devi andare' in un bagno pubblico, ti ritrovi con una coda di donne che ti fa pensare che dentro ci sia Brad Pitt. Allora ti metti buona ad aspettare, sorridendo amabilmente alle altre che aspettano anche loro con le gambe e le braccia incrociate. E' la posizione ufficiale di 'me la sto facendo addosso'.

Finalmente tocca te, ma arriva sempre la mamma con 'la bambina piccola che non può trattenersi' e ne approfittano per passare avanti tutte  due!
A quel punto controlli sotto le porte per vedere se ci sono gambe. Sono tutti occupati. Finalmente se ne apre uno e ti butti addosso alla persona che esce. Entri e ti accorgi che non c'è la chiave (non c'è mai); non importa... (continua)"

giovedì 18 marzo 2010

..ancora sul diritto d'autore - Le CREATIVE COMMONS

Buonasera,

nella puntata precedente abbiamo visto come si siano dovuti introdurre dei freni alla libera diffusione dei materiali nel Web, per meglio cercare di proteggere la riservatezza dei diritti d'autore di ciascuno.

Adesso invece parleremo di uno strumento nato negli Stati Uniti e poi diffusosi  in tutto il mondo per contrastare l'abuso sempre più forte che viene fatto del Copyright e di tutti gli strumenti a tutela di tale riservatezza: le licenze Creative Commons.

Secondo Wikipedia Italia (non riporto le parole esatte, ma quasi)
CC (Creative Commons) è un'organizzazione non profit dedicata alla divulgazione, alla condivisione e all'utilizzo pubblico delle opere di creatività. Essa intende oltretutto rendere possibile, "com'è sempre avvenuto prima di un sostanziale abuso della legge sul copyright, il ricorso creativo a opere di ingegno altrui, nel pieno rispetto delle leggi esistenti."

Farò un piccolo riassunto di quanto ho potuto apprendere sulle CC sbirciando in rete, in particolare dalla lettura de La versione italiana delle Creative Commons, di Carmelo Giurdanella e Fabrizio Traina per i Quaderni d'Informatica Giuridica e Diritto dell'Informatica.

Negli ultimi decenni si è assistito ad un esponenziale incremento di protezionismo in materia di marchi, brevetti e affini, voluto soprattutto da soggetti economici con dimensione sovranazionale. Infatti, mentre le legislazioni degli stati nazionali han sempre cercato di mediare tra l'interesse della collettività alla conoscenza da una parte e gli interessi dei privati a vedersi riconosciuti e pagati i copyright dall'altra, la normativa internazionale si è spostata sempre più dalla parte dei secondi.

Il rischio è quello di andare incontro alla chiusura di ogni spazio pubblico in cui condividere conoscenza libera. Siccome aspettare la nascita di un'autorità di diritto internazionale che favorisse l'accesso alla conoscenza collettiva da intendere come diritto universale (al pari del diritto d'autore) avrebbe significato 'attendere le calende greche', a un gruppo d'intellettuali guidati dal prof. Lawrence Lessig, giurista statunitense e professore alla Stanford Law School, è venuto in mente di creare le licenze Creative Commons.

Le Creative Commons sono una pluralità di autorizzazioni mediante le quali il creatore di contenuti ha la possibilità di riservarsi non la piena proprietà intellettuale (caratterizzata dalla tradizionale formula "tutti i diritti riservati"), ma  solo delle parti specifiche ("ALCUNI diritti riservati"), consentendo la diffusione e la condivisione delle opere create senza che ciò comporti la violazione delle severe norme vigenti in materia di diritto d'autore.

Queste, almeno nei paesi di diritto anglosassone dove sono nate (paesi di "common law") si distinguono in 4 tipi di licenze a seconda di cosa l'autore desideri "riservarsi":

1) Attribuzione - la nostra opera può venir diffusa con qualsiasi mezzo purché venga sempre riconosciuta e indicata la nostra paternità di autori;
2) Non Commerciale - la diffusione della nostra opera può avvenire, ma solo a condizione che sia fatta senza fini di lucro;
3) Non Opere Derivate - altri possono utilizzarla in quelsiasi modo, ma non possono derivare una nuova opera attraverso la modificazione della nostra;
4) Condividi "AlloStessoModo" - chiunque utilizzi il contenuto della nostra opera, anche modificandolo per la realizzazione di un opera derivata, è tenuto a rilasciare quest'ultima sotto la medesima licenza.

Ognuna delle 4 licenze può essere scelta da sola, oppure insieme ad un'altra (ovviamente la terza non è compatibile con la quarta!)

Queste sono le licenze CC come nascono originariamente. In Italia e nel resto dell'Europa continentale hanno dovuto essere adeguate alle relative regole sul diritto d'autore, vigendo in questi paesi un sistema giuridico estremamente diverso da quello anglo-americano (paesi di "civil law").

Nel nostro paese la Creative Commons Italia esiste dal 2005, ed è del 2006 la versione finale (versione "2.5") delle Creative Commons italiane, che più o meno ricalcano i principi esposti dalle 4 licenze americane. 

Le nostre invece di 4 sono 6 (i link vi portano direttamente alla pagina esplicativa di ciascuna licenza):

1) Attribuzione 2.5 (Commons Deed) (Legal code)
2) Attribuzione - Non opere derivate 2.5 (Commons Deed) (Legal Code)
3) Attribuzione - Non commerciale - Non opere derivate 2.5 (Commons Deed) (Legal Code)
4) Attribuzione - Non commerciale 2.5 (Commons Deed) (Legal Code)
5) Attribuzione - Non commerciale - Condividi allo stesso modo 2.5 (Commons Deed) (Legal Code)
6) Attribuzione - Condividi allo stesso modo 2.5 (Commons Deed) (Legal code)

Commons Deed è la spiegazione semplice di quello in cui consiste la licenza, mentre Legal code è il testo giuridico vero e proprio (tranquilli, tutto è in italiano!)


Finito per oggi....

Francesca

mercoledì 17 marzo 2010

Diritto d'autore, Copyright e...RIPRODUZIONE RISERVATA

Prendendo spunto dal post precedente, non per il contenuto ma per il fatto di esser stato copiato e incollato per intero senza rispettare la dicitura "RIPRODUZIONE RISERVATA" (se infatti adesso controllate troverete solo l'incipit), su indicazione della signora Agresti svolgerò una piccola ricerca sulle regole del copyright e della diffusione di materiale altrui in iternet.

Partiamo con la definizione di diritto d'autore, (copyright nel diritto anglosassone) che è assai precedente all'esistenza della rete.

L'articolo 2575 del codice civile prevede che
"Tutte le opere dell'ingegno di carattere creativo che appartengono alle scienze, alla letteratura, alla musica, alle arti figurative, all'architettura, al teatro e alla cinematografia, qualunque ne sia il modo o l'espressione, formano oggetto del diritto d'autore

Aiutiamoci con un'analisi tratta da http://www.studiolegale-online.net/diritto_informatica_09.php,  un sito che offre consulenza legale gratuita su svariati temi, fra cui il nostro:

"Il diritto d'autore si acquista originariamente con la creazione dell'opera (...) quindi l'opera appartiene, come primo titolare, a chi ne è l'autore (art. 2576 c.c.). Egli ha il diritto di disporne (significa che può decidere di vendere o comunque alienare a qualcun altro i ricavi economici della sua opera  - pensate a una canzone! -NdR) per ciò che attiene l'utilizzazione economica.. (ma) ..non per la paternità, intesa come il diritto morale ad essere indicato quale autore dell'opera, che deve invece essere sempre riconosciuto al solo autore. Un esempio assai comune è quello che lega uno scrittore al suo editore. Lo scrittore è l'autore dell'opera letteraria (...) cede i propri diritti di utilizzazione economica ad un editore in cambio, normalmente, di una percentuale sugli incassi della vendita del libro. Anche se dovesse cedere tutti i diritti di utilizzazione economica, nessuno potrebbe togliergli il diritto ad essere riconosciuto quale padre dell'opera."

In soldoni tutto quello che produco sfruttando la mia testa e che lascia una traccia posso averlo assicurato come "mio" per sempre e contro chiunque volesse portarmelo via. Viene fatta la differenza fra "proprietà intellettuale" vera e propria da una parte, ed utilizzazione economica dall'altra: la prima rimane sempre al vero autore, la seconda può essere da lui ceduta a qualcun altro.

"(...) la tutela economica di un'opera dura sino a che sia trascorso il settantesimo anno dalla morte dell'autore (...)"
Questo significa che fino a 70 anni dalla nostra morte saranno i nostri eredi a guadagnare sul best-sellers che abbiamo scritto e a prendere decisioni al riguardo; dopo, chiunque potrà farne uso senza chiedere permessi e pagare alcunché.

La paternità di una mia creazione dunque mi appartiene per il semplice fatto che sono stata io a porla in essere e nessun altro, senza bisogno di un terzo che dica "Sì, è vero, è stata lei!"

In realtà, però, le cose sono più complicate:
senza un riconoscimento ufficiale da parte di una pubblica autorità (e quindi senza il pagamento di una tassa..) risulta piuttosto difficile dimostrare di fronte agli altri (centinaia di migliaia di altri) che sono io il vero autore di un'opera e non qualcun altro che afferma il contrario.

A questo proposito potrebbe raccontarci la sua Meucci, l'inventore del telefono. L'illustre, per una serie sfortunata di eventi (e fors'anche perché non fu tipo troppo sveglio..!;)) finì per consegnare i disegni del suo "telettrofono" all'American District Telegraph di New York due ore più tardi del collega Graham Bell, che - furbastro! - consegnò gli stessi disegni copiati da lui. Per più di un secolo nei paesi anglosassoni la paternità del telefono è stata attribuita a Bell e non a Meucci, tutto per il fatto che uno aveva pagato il brevetto poche ore prima dell'altro, e nonostante decine di documenti dimostrassero tutta un'altra storia (la vera versione dei fatti è stata rivendicata e riconosciuta dal governo degli Stati Uniti solo nel 2002, 113 anni dopo la morte dell'inventore).

Ecco dunque un buon motivo per pagare il copyright!

Nonostante la drammatica storia di Meucci sia vecchia di 127 anni, l'argomento della proprietà intellettuale e della sua tutela non è mai stato tanto serio e delicato come adesso che abbiamo la rete dove con un click puoi 'copiare e incollare' di tutto in pochi secondi.

La normativa vigente in tema di diritto d'autore è costituita principalmente da una legge del 1941, la 633,  come però sostanzialmente modificata e aggiornata all'era di internet da una molto più recente, la 248 del 2000.
Al riguardo riporto alcuni pezzi esplicativi di essa (sempre dal sito che vi ho sopra citato):

"(...) Veniamo ad analizzare nel dettaglio la tutela delle opere a seconda della loro natura.Testi, scritti, articoli, e-mail - Ogni forma di testo, anche breve, è tutelata dalla normativa sul diritto d'autore e non può essere copiata, riprodotta (anche in altri formati o su supporti diversi), né tantomeno è possibile appropriarsi della sua paternità (...) "

Sembrerebbe impossibile diffondere anche una sola parola scritta da altri.  Sembrerebbe... ma guardate cosa recita il primo comma dell' art. 65 della legge 633/1941:

"Gli articoli di attualità di carattere economico, politico o religioso, pubblicati nelle riviste o nei giornali, oppure radiodiffusi o messi a disposizione del pubblico, e gli altri materiali dello stesso carattere possono essere liberamente riprodotti o comunicati al pubblico in altre riviste o giornali, anche radiotelevisivi, se la riproduzione o l'utilizzazione non è stata espressamente riservata, purché si indichino la fonte da cui sono tratti, la data e il nome dell'autore, se riportato."

Dunque, nel caso specifico degli articoli di attualità (come quello che avevo copiato e incollato dal Corriere della Sera nel post precedente) la normativa permette di riprodurre per intero il brano, a patto di citare nomi e fonti. Questo però non è possibile quando l'autore esplicitamente lo vieta, e questo è proprio il caso della dicitura "RIPRODUZIONE RISERVATA" che il Corriere ed altri quotidiani che offrono una loro versione online pubblica e gratuita hanno deciso di apporre in coda a ciascun articolo dal 4 agosto del 2009.

martedì 9 marzo 2010

A proposito di Wiki...

Interessante e breve articolo dal Corriere della Sera, di tale Carola Frediani, intitolato La ricetta della Wikipedia perfetta – Una ricerca indaga il rapporto tra la qualità e gli articoli dell’enciclopedia online’:

“Wikipedia è senza dubbio un esempio di successo del web collaborativo. Purtroppo non tutte le sue voci sono allo stesso livello: ma da dove deriva questa differenza? Perché alcune sono migliori di altre? Se lo sono chiesto all’Univeristà dell’Arizona dove hanno scoperto che qualità degli articoli della più grande enciclopedia ondine al mondo dipende dal modo in cui i singoli redattori collaborano…(continua)

(Il pezzo è molto breve, leggetelo!)
(..A meno che non v’interessi andare direttamente alla fonte originaria: The Life Cycle Of Corporate Wikis: An Analysis of Activity Patterns)

F.


Inizialmente avevo copiato e incollato tutto l’articolo, poi mi è stato fatto notare che c’era scritto “RIPRODUZIONE RISERVATA” in coda. In realtà non vi avevo fatto minimamente caso, anche perché ero già tutta convinta che fosse sufficiente citare la fonte e inserire il link al sito d’origine per rispettare il copyright dei quotidiani online gratuiti. Ho scoperto che le cose sono cambiate dal 4 agosto 2009, almeno per il Corriere. A ruota devono averlo seguito tutte le altre grandi testate.. Adesso vedrò la normativa e se è ancora possibile lasciare un piccolo incipit. Se così non fosse sarebbe un peccato perché temo che con molta più fatica la gente va a leggere un articolo (e già tanta roba che lo leggano) in un altro sito rispetto a quello che sta già guardando.

Compitini...

Dopo aver adottato come "aggregatore" di feed google reader (io avevo già un account google iniziato con l'utilizzo della sola posta elettronica, e poi esteso ad altre cose), e dopo aver utilizzato questa tecnologia per visualizzare sulla colonna di destra del mio blog i post del professor Formiconi aggiornati in tempo reale, ecco un nuovo compitino..

Che cos'è un blog
La parola blog deriva dalla parola composta "weblog" (traccia su rete), contrazione di "web" + "log", termini inglesi che indicano i due software che servono per tenere traccia degli accessi ad un sito internet.
La diffusione di spazi web gratuiti dedicati alla stesura di scritti e caricamento dati per la cui creazione non occorre avere nessuna conoscenza tecnica approfondita dell'informatica, ha esteso la possibilità di pubblicare documenti in rete (scritti, immagini, musica) a macchia d'olio: da un gruppo ristretto di persone (i cd. "addetti ai lavori") a chiunque, in possesso di una connessione internet, avesse avuto voglia di creare un proprio spazio sulla rete. I blog si presentano spesso come una sorta di diario; ogni 'pezzo' di diario corrisponde a un post (letteralmente "affissione"), in cui scrivere di tutto, pensieri e opinioni, racconti, NOTIZIE... si può essere giornalisti senza dipendere da nessun caporedattore, scrittori senza avere casa editrice.
Inoltre, la possibilità di permettere i commenti dei propri lettori  a quello che si è scritto, di solito in un riquadro apposito al di sotto del testo o in una finestra interattiva, rende i blog luoghi dove ricevere e scambiare informazioni in tempo reale su questioni molto specifiche, caratteristica tipica di un altro fenomeno internettiano di grande successo, il forum..
Sito, diario, quotidiano, forum..una malleabilità tale che, insieme alla semplicità di gestione, ha fatto il successo di questo mondo.

Che cos'è un Wiki
Un wiki è un sito web che tratta di un determinato argomento, definito da un titolo, che può contenere più pagine di lavoro. Dopo esser stato creato non rimane legato al suo ideatore (non è un blog) ma può essere sempre modificato e aggiornato dai suoi utilizzatori. Chi apporta le modifiche non si limita a delle aggiunte di contenuto: può anche correggere o cancellare quanto scritto da altri. E' un documento in continuo aggiornamento gestito da un un gruppo di cui tutti i componenti sono alla pari su come decidere tali modifiche.
Un wiki può avere più opzioni di "apertura", ad esempio può accadere che tutti i lettori possano fornire la loro collaborazione (utenti anonimi) oppure può essere obbligatoria un'iscrizione, o al provider che offre lo spazio web, o al wiki stesso, se è pensato per un piccolo gruppo di persone che stanno elaborando un loroproprio progetto. Ogni modifica è registrata in una cronologia che permette in caso di necessità di riportare il testo alla versione precedente. In questo modo la condivisione della conoscenza avviene in modo estremamente collaborativo e, soprattutto, democratico.
Wikipedia, la più grande enciclopedia del web, segue proprio questo schema.


Un saluto,


Francesca

domenica 7 marzo 2010

sabato 6 marzo 2010

Siti d'interesse infermieristico

Vorrei segnalarvi un posto (tra i tantissimi) in cui è possibile trovare e scambiare opinioni riguardanti l'infermieristica come professione, scienza, studio universitario..
Vi consiglio dunque caldamente la visita di
soprattutto la sezione forum suddivisa in Studenti - Infermieri - Diagnosi e Tecniche.
Nel forum studenti si possono scambiare info su materie, materiale etc. e discutere di temi molto scottanti per noi studenti come il difficile rapporto teoria-tirocinio, mole di studio, appropriatezza di certi insegnamenti.

Interessante anche se meno "agghindato" è
il quale si propone di diventare il più grande archivio bibliografico per articoli e ricerche d'infermieristica, gratuito. Sulla pagina iniziale si può leggere che ognuno può contribuire all'invio di proprie info e che, presto, il sito sarà rinnovato e potenziato, senza però andare in allestimento, ovvero, in pausa. Essendo un sito italiano, anche gli articoli sono per la maggiore in italiano - senz'altro utile per i periodi di tesi.

f

In realtà c'è una proliferazione di siti " infermieristica/infermieri.com/org/net/it", ecc. ma ho preferito non riportarvi l'elenco che avreste voi stessi trovato con una semplice ricerca su google, e riportarvi invece quelli che ho visitato e trovato interessanti personalmente.



venerdì 5 marzo 2010

Dovete assolutamente andare al mio wikispaces....

Salve a tutti, mi chiamo Francesca Giusti e sto frequentando il corso d'informatica online tenuto presso la Facoltà d'Infermieristica di Firenze, e questo blog è uno dei compiti da svolgere.

La cosa che però mi preme più dirvi (e mi rivolgo soprattutto ai miei compagni d'aula che spero mi leggeranno, prima o poi) è che ho creato una pagina wiki sulla nostra classe a questo indirizzo
E' pubblica e assolutamente libera, ciascuno può apporvi modifiche e scoprire altre funzionalità.
In realtà, più che modificare quello scritto dagli altri, sarebbe forse più divertente limitarsi ad aggiungere del nostro. Potete creare delle altre pagine e linkarle a qualche parola del testo, proprio come accade su wikipedia, è molto semplice a impararsi se ci si "smanetta" su qualche minuto.

Con questo vi saluto e vado a letto perché è tardissimo.

F.